camoscio I parte - Auronzo caccia

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la fauna
Il camoscio; in latino, Rupicapra-rupicapra - Tedesco, Gemse - Inglese Francese, Chamois
la caccia al camoscio, rispetto al cervo o al capriolo è totalmente diversa, sia per l'ambiente, che per le abitudini dell'animale. Generalmente la caccia si svolge in quota sopra il limite della vegetazione, su ghiaioni e costoni rocciosi, spazi più aperti. Mentre il capriolo ed il cervo, sono soliti rientrare nel bosco all'alba, per uscire poi al pomeriggio, e se hai la fortuna di vederlo, non ti dà certo il tempo per prepararti, il camoscio lo si può osservare per tutta la giornata, alle volte ci si può avvicinare ai branchi che pascolano anche se si sono accorti della nostra presenza, e perciò scegliere con relativa calma il capo da abbattere. Può anche succedere che dopo aver sparato alcuni fuggono, altri rimangono immobili o disorientati vengono addirittura verso il cacciatore. La caccia al camoscio viene aperta dopo che ai cervidi è stata chiusa, e di solito la neve in montagna è gia caduta, non tutti lo gradiscono, ma l'atmosfera è diversa, salendo lungo una valle o attraversando un costone, ci si ferma spesso ad osservare col binocolo, una volta avvistati, allora puoi decidere come avvicinarti. Il camoscio può rimanere molto tempo immobile ad osservare mentre rumina, è anche vero che se gli arriva il nostro odore fugge e difficilmente lo rivedi, almeno per un pò, ecco perchè, anche se muniti ora di potenti fucili con ottiche sempre più sofisticate, ci vuole una certa esperienza nel cacciarlo, Io ho avuto la fortuna di andare al camoscio alcuni anni, indimenticabili, con un amico molto esperto, che purtroppo non c'è più, a lui devo molto di quello che ora conosco. Il camoscio è presente su tutto l'arco alpino, in Italia i camosci erano fino a pochi anni fa 63.000 circa, oltre 6.000 nella sola provincia di Belluno. Nella Riserva di Auronzo, prima che arrivi la rogna ( 1994) a decimarli, vi erano più di un migliaio, distribuiti per la maggior parte nelle valli di Cengia, val Marzon, val di Campedelle e val d'Ongia fino giù a Rin Bianco, sulle Tre Cime di Lavaredo, al monte Piana i branchi erano molto numerosi, fino in val Popena, un buon numero si trovava anche al monte Rusiana e sulle Marmarole dove negli ultimi anni si trovano anche dei stambecchi. Pochi anni fa, ai Cadini di Misurina ne contai 200 capi, solamente nei prati dietro il rifugio Città di Carpi. La rogna sarcoptica, l'agente eziologico della rogna è un acaro, questo parassita si trasmette per contatto tra animali, colpisce anche gli stambecchi ma non i cervidi. L'acaro vive nella cute, vi penetra e si nutre della linfa, dopo pochi mesi è maturo ed in grandi quantità, lascia dei solchi scavati nell'epidermide che crea un gran prurito all'animale colpito. I camosci si grattano spesso e non si muovono più, per la maggior parte hanno esiti letali dopo 2/4 mesi dal contagio. La percentuale dei decessi è molto alta, 75- 95 %. Habitat, il camoscio vive tra i 1500 ed i 2500 mt. durante i mesi più caldi sale di quota sui versanti posti a nord in canaloni dove la vegetazione si fa più rada, pascola fino a metà mattina per riprendere nel tardo pomeriggio, mentre nelle ore più calde sceglie anfratti freschi e tratti di neve rimasta all'ombra delle valli per ruminare. In autunno i branchi si riuniscono numerosi sui pascoli ai piedi delle roccie, mentre può scendere sotto i 1000 mt. durante la stagione invernale e sostare in versanti posti a sud, dove la neve si scioglie prima ed é spazzata via dal vento. Vi sono comunque gruppi di camosci che dimorano sempre nel bosco oppure non scendono mai dalle rocce. Come tutti in estate non ha che da scegliere per l'alimentazione, mentre in inverno solo erbe secche e licheni, si adatta anche a mangiare piante coriacee che altri ruminati rifiuterebbero. Dicono che la dieta comprenda circa 300 specie di vegetali, nonostante tutto è povera di sali, indispensabili al metabolismo, lo ricerca nelle ceneri, nelle muffe o legna carbonizzata, ecco perchè frequenta molto le saline fatte dai cacciatori, che però dovrebbero essere costruite in modo che l'animale non possa abusare del sale che potrebbe avere ripercussioni negative, inoltre vi è una concentrazione numerosa d' animali che può favorire la diffusione di malattie. Come è fatto, chi ha avuto la fortuna di vedere questo animale con quale agilità e disinvoltura eleganza ed armonia saltare e correre sulle rocce con discese da capogiro, si chiederà come riescano a farlo, in primo luogo bisogna sapere alcune cose sull'apparato cardiaco dell'animale. Il suo cuore, è addirittura più grande del nostro, raggiunge i 350 gr. ed ha un notevole spessore di 3,5 mm. che garantisce una forte contrazione, una portata di sangue maggiore per gli sforzi dovuti in quota dove l'ossigeno è ridotto. Inoltre, durante lo sforzo supera i 200 battiti al minuto (100 a riposo) ed il sangue è molto ricco di globuli rossi, 12 milioni x mm. cubo, poi una capacità polmonare superiore a qualsiasi alto animale della sua taglia. Abbiamo visto che riesce ad essere così agile, grazie ad un cuore eccezionale, ma per poter correre sulle rocce e fare balzi di 7m. saltare giù da una cengia alta anche 8m. senza problemi, deve anche avere degli arti muscolosi ed una gran presa sugli zoccoli, questi hanno una parte dorsale e laterale liscia ed arrotondata con una spessa suola, a forma di goccia, e si possono divaricare quasi fino a 90°. La parte laterale è gommosa e fa presa anche su piccoli spuntoni rocciosi, mentre la parte centrale è più morbida e aderisce al terreno scivoloso e ripido. Dietro i due unghioni ci sono gli speroni, che quando l'animale è in corsa toccano il terreno dando più appoggio e perciò sicurezza, quando il camoscio corre, gli atri posteriori avanzano e toccano terra prima di quelli anteriori. E' capace di salire e superare in 15min. dislivelli di 1000mt. I sensi, molto sviluppato è l'olfatto, annusando l'aria percepisce la presenza di estranei a lunga distanza, anche l'udito è sensibile, riesce a muovere le orecchie in tutte le direzioni ed avverte con precisione il punto da dove sente un piccolo rumore, nella fuga le rivolge completamente all'indietro, quando bruca a testa bassa queste si muovono ai lati. La vista invece non è il suo punto forte, non riesce a distinguere bene i colori. Grazie però ai suoi sensi, riesce a prevedere con molto anticipo il giungere di una bufera o nevicata.

Vita sociale: le femmine di tutte le età con i piccoli ed i maschi di 1-2 anni si uniscono in gruppi anche numerosi, ed è sempre una femmina adulta a guidarli, sia al pascolo che nella fuga, i maschi che abbiano già superato i 2 anni sono isolati o a gruppi di 3-4 elementi. Femmine vecchie senza prole o individui malati vengono tenuti distanti dal gruppo. Gli spostamenti del branco non superano i 200 ettari con migrazioni da 2-4 km. i giovani maschi al contrario, magari per trovare un nuovo gruppo da unirsi, coprono distanze anche di 15 km. La densità ideale è sempre in base a quello che offre il territorio, ideale sono in 100 ettari 10-15 individui, una densità elevata porta ad una competizione alimentare, con diminuzione del peso medio, meno nascite, diffusione delle malattie. Il periodo degli amori, ai primi di novembre, o anche fine ottobre, dipende da alcuni fattori, inizia il periodo in cui osservare il camoscio è sempre uno spettacolo affascinante. Sui vasti pendii e canaloni ritornano i maschi adulti per unirsi al branco, una rigida legge naturale dice che siano questi a dover coprire le femmine per assicurare una prole sana e forte. Il maschio è in piena forma dopo una fiorente estate al pascolo, ed è deciso a tutto pur di conquistare il territorio e le femmine che continuano a pascolare con la prole. Tra loro per ora non si danno fastidio, ma se si dovessero incontrare assumono un atteggiamento d' imposizione, collo e testa dritti, si rizza il pelo (barba dorsale) sulla schiena e a scatti scrolla la possente muscolatura per intimidire l'avversario, impone così il suo rango gerarchico. Se l'intruso è di pari dimensioni ed età, cerca di scacciarlo inseguendolo per parecchi metri a forte velocità, cerca di agganciarlo con le corna, succede anche che venga a sua volta inseguito da quello che prima scappava, a volte si fronteggiano e con la punta delle corna uncinate possono creare al rivale ferite serie. I maschi predominanti marcano il territorio strofinando le corna che alla base hanno delle ghiandole retro cornali o "della fregola" sui cespugli, baranci e tutto quello che può rendere invalicabile agli altri il loro spazio, altro segnale olfattivo è lo strofinarsi il mantello che, fradicio di urina, emana un' intensa esalazione. L'animale sicuro di se da dimostrazioni di agilità, facendo balzi, scalciando verso l'alto con scatti improvvisi, in quest' intenso periodo, occupato a mantenere il suo harem, perde anche il 30% del suo peso. Arricciando il labbro superiore annusa l'aria e conosce se c'è la femmina recettiva che, si apparta e la insegue, se la femmina è giovane l'inseguimento può durare una intera giornata, le più anziane non fanno tante storie. Il periodo di calore dura solamente 48-72 ore e una sola volta all'anno in tutte le femmine dai 5 ai 12 anni, nel caso non avvenga la fecondazione il ciclo si ripete dopo 18/20 giorni.

Il maschio viene accettato volentieri perchè la sua presenza dopo molti giorni all'interno del branco è famigliare, anche se il suo atteggiamento è nei confronti delle femmine è rude e violento. Il trofeo, è presente in ambo i sessi e sono permanenti, la crescita è continua, avviane mediante un nuovo strato corneo che si genera all'interno da marzo a novembre, durante la pausa invernale esternamente si forma un anello che servirà per la valutazione dell'età con precisione. Ad un anno il corno è di circa 10 cm. e si forma definitivamente l'uncino, nell'anno successivo tra i 15-17 cm. dopo i 5 anni la crescita diventa millimetrica. Nel maschio le corna hanno una maggior lunghezza e spessore, l'altezza e la divaricazione delle stanghe non sono sempre diverse dalle femmine, mentre la curvatura è più marcata. Vi sono femmine che possono, dal trofeo sembrare dei maschi o viceversa, influisce come -sempre l'ambiente in cui l'animale vive, si nota subito la differenza che c'è tra i camosci che vivono nei boschi e quelli che frequentano perennemente le alte quote. In base ad alcuni parametri internazionali si può valutare il punteggio del trofeo; 1° si moltiplica x 1,5 la media della lunghezza delle due stanghe in cm. 2° sempre in cm. la distanza tra l'asse mediano delle corna nel punto di massima divaricazione. 3° l'altezza in cm. 4° la circonferenza del corno più grosso x 4, a tale somma in base all'età si aggiungono 0 punti se meno di 6 anni, 3 punti oltre i 11 anni, se presentano del materiale resisono si tolgono da 0 a 5 punti. Il record appartiene ad un camoscio abbattuto in Romania nel 1934 la somma del punteggio CIC 141,10,. . Caratteristiche, il camoscio ha una lunghezza di 100-140 cm. altezza 75-80 cm. in età adulta pesa dai 32-45 kg. la femmina 25-38 kg. I denti, quelli da latte sono 20 mancano i molari, la dentatura definitiva è di 32. Un ritardo nella muta, di una intera popolazione di camosci è dovuta alla temperatura ed alla luminosità delle giornate, il ritardo di un solo esemplare, significa che è scadente di salute. Tipiche nel camoscio sono due ghiandole poste dietro le corna dette "della fregola" creano una sostanza di un odore molto forte, durante il periodo degli amori, strofinando il capo nei cespugli o sui baranci, marcano il territorio, sono presenti anche nella femmina, di dimensioni minori, servono per il richiamo del maschio. segue II parte
 
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