il camoscio più bello - Auronzo caccia

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racconti
il più bel trofeo di camoscio.
Il giorno prima ero stato sulle Marmarole, camosci ne avevo visto ma erano troppo lontani, al pomeriggio, sconsolato prendo la strada del ritorno, giunto all'auto mi tolgo ghette e ramponi e andando verso casa mi fermai al bar all'inizio del paese, un ritrovo per molti cacciatori a fine giornata. La compagnia era piacevole, tra un bicchiere e l'altro viene ora di cena, ecco che la signora ci porta ai tavoli delle salsicce fumanti, e allora via con i rossi, si ride e si scherza in buona armonia, tra battute e prese in giro. Quando mi alzo per andare a casa è quasi mezzanotte, e sono piuttosto bevuto non vedo l'ora di buttarmi a letto. La mattina dopo, è l'11 dicembre, ultimo giorno di caccia, ed è mia madre che viene a svegliarmi sentendo che non mi ero alzato, è lei che insiste perchè mi alzi e vada a caccia, visto che è l'ultimo giorno, è per la prima volta che lo fa, io invece mi giro dall'altra parte, ho un gran mal di testa e stavo malissimo. Tanto fa che mi alzo, mi vesto e vado, non so nemmeno dove, ed è già giorno. Svolto all'ex miniera e lascio la macchina in fondo la strada a Pralongo, inizio a salire senza nessuna voglia verso Pian de Sera, poco dopo trovo un amico che stava togliendo le catene alla sua jeep ed era appena salito per portare dei cacciatori, se arrivavi prima ti avrei portato su, mi disse, non fa niente gli risposi, tanto col mal di testa che ho credo che non starò molto qui.

Salgo ancora per 500m. circa rimanendo sempre in strada, poi ho deciso di andare verso il col del Cuco dove c'è una piccola frana, pochi metri quadri, ma almeno posso vedere qualcosa, so già che è quasi impossibile pretendere di trovare dei camosci così in basso, credo che nessuno sia mai andato in quel posto di proposito, ma non ho scelta date le pessime condizioni post bevuta in cui mi trovavo. Arrivo in 10 min. ho fatto tanto di quel rumore camminando sulle foglie ghiacciate che mi avranno sentito ad un chilometro, mi fermo sul limite basso dietro a dei faggi, appoggio il fucile, e cerco un posto per sedermi. Frugo disperatamente nelle tasche alla ricerca di caramelle da mettere in bocca. Passa un'ora, vorrei andarmene, penso a cosa ci faccio là. Passano altri minuti e sento dei sassi rotolare da sopra, mi sporgo e faccio appena in tempo a vedere solo le zampe di due camosci scappare, non li avevo nemmeno sentiti prima, ma ecco di nuovo altre pietre rotolare, prendo il fucile in mano, arriva di corsa un camoscio che si ferma proprio davanti a me, a non più di 40 mt. e guarda in alto dove avevo visto scappare quelli di prima, bocca aperta e lingua di fuori ed una criniera eretta sul dorso, non si è nemmeno accorto di me, d' istinto ho sparato in una frazione di secondo. Sulla fucilata lo vedo scappare, salire di corsa fino in cima alla scarpata, Cristo l'ho sbagliato, mi sembrava impossibile, ricarico in fretta e quando raggiunge il limite del bosco sono pronto per sparare di nuovo, ma lo vedo scivolare indietro, cerca di riprendersi ma cade, rotola verso di me, addirittura mi passa vicino e continua per fermarsi nel bosco sottostante. Non mi rendevo conto, avevo preso un camoscio proprio nel giorno che mai me lo sarei aspettato, scendo di corsa lo raggiungo, oramai è morto, lo guardo, prendo le corna in mano e rimango sbalordito, una curvatura eccezionale, grossi e molto uncinati, un trofeo così non lo avevo mai preso. Mi era passato tutto e subito, ero così felice che ridevo da solo, e pensare che se mia madre non insisteva sarei rimasto volentieri a letto, era l’11 dicembre del 1988.

 
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