una bella fucilata - Auronzo caccia

Vai ai contenuti

Menu principale:

racconti
una bella fucilata,
la giornata era stata avara, le avevamo provate tutte con i cani ma non era andata bene. Gli altri volevano abbandonare e andarsene quando Aldo disse di provare ancora una volta, mi portate all'inizio della val Marzon e facciamo una a para fora, non tutti erano d'accordo, ma dopo qualche tentennamento si decide di farla. Gianfranco, con la macchina porta Aldo ed il cane, poi torna e noi andiamo in posta nella. Anche questa va male, dopo qualche minuto sentiamo la parada (1) che va verso la Val Marzon, zona chiusa, passa più di mezz'ora e sento che mi chiamano per lasciar stare, ma conoscendo il cane di Livio, che stava anche per due ore prima di ritornare, pensavo che era meglio aver fiducia e rimanere ancora un pò. Raggiungo gli altri che nel frattempo erano già arrivati ad un centinaio di metri dalla strada nazionale, ma quando stiamo dicendo che fine avrà fatto il cane, sentiamo lontano l'abbaiare e tutti con i fucili pronti cerchiamo di guadagnare un pò di terreno risalendo verso le poste, io ero alquanto perplesso sul fatto di poter arrivare in tempo, l'abbaiare si avvicinava ma tutti si erano nel frattempo fermati perchè non ce la facevano più. Guardando sul crinale vediamo il capriolo che si avvicinava come un fulmine verso Giralba, ed il cane a poche decine di metri, Armando mi disse, vai su fino al sasso, che sicuramente passa di lì, ma non ce la farei comunque, Aldo e Livio rimangono fermi Gian era rimasto giù alla macchina, io faccio solo qualche metro e tolgo il cannocchiale dal combinato, ho molta visibilità ma la distanza non è certo da pallettoni, rimango pronto, il capriolo sta per passare il Gravasecca (2), Armando scherzando mi dice; non vorrai sparare da qua, guarda che non sei mica Pecos Bill, intanto il capriolo è giunto sul ghiaione, imbraccio il fucile lo seguo con la tacca di mira, mi dicono molela, molela (3), ma voglio aspettare che superi tutto il greto perchè arrivi in zona aperta, sta risalendo, lo seguo sempre e quando sta per arrivare in cima dove inizia nuovamente il bosco, sparo, l' ho solo visto sparire, un attimo di silenzio, arriva anche il cane che seguiva come sempre quasi a vista, ascoltiamo, smette di abbaiare, poi riprende e tutti pensano stia seguendo il capriolo che sicuramente ho sbagliato e tornando indietro, dico; non andiamo a guardare? e sempre Armando; non penserai mica di averlo preso con un tono ironico, sarà stato a 80/90 m.

Beh! io vado a controllare ugualmente, anche se francamente non ero molto convinto, non sarebbe però stata la prima volta che prendevo a braccio sciolto a palla e senza ottica, Livio intanto chiama il cane, arrivato nel punto dove avevo sparato vedo del sangue sui rami e poco più in là c'è il cane che già stava azzannando il capriolo come faceva sempre, non potete immaginare la soddisfazione che avevo, faccio un fischio per chiamarli, non sentono, erano già corti di udito allora. Non vedendomi arrivare sono saliti da Giralba con l'auto e mi chiamavano, mi vedono arrivare col capriolo, i complimenti migliori erano sempre quelli di Aldo.

(1) è il cane in battuta che segue l'animale
(2) il nome del rio che divideva la zona chiusa da quella aperta
(3) spara, spara
1984

 
Torna ai contenuti | Torna al menu