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LE ZECCHE Cosa è la zecca?
E' un acaro che può trasmettere delle malattie all'uomo. La più rischiosa è la zecca dei boschi che vive nell'erba e nei cespugli, prevalentemente in zone collinose. Di colore scuro, piccola (da 2 a 8 mm), resistente nell'ambiente in cui vive, è difficile a volte da vedere a occhio nudo. Una malattia infettiva trasmessa da questa zecca è la Malattia di Lyme, causata da un bacterio del genere borrelia.
Come si prende una zecca?
Le zecche pungono e si attaccano alla pelle per succhiare il nostro sangue di cui si nutrono. Questo può avvenire in ogni stagione dell'anno, ma le zecche sono più attive nei periodi più caldi. Ecco perché il problema riguarda soprattutto i bambini che frequentano campeggi estivi in zone ricche di prati.
Si deve comunque considerare che:
1. perché la zecca possa provocare dei danni è necessario che resti attaccata alla pelle almeno 36-48 ore. Al di sotto questo periodo di tempo le probabilità di infezione sono molto basse.
2. anche quando resta attaccata a lungo le infezioni sono comunque ancora piuttosto rare.
Puntura di zecca non significa quindi automaticamente infezione o malattia.
Se il bambino è stato punto da una zecca cosa bisogna fare?
Una volta che attaccata alla pelle si è trovata una zecca, questa va estratta con una pinzetta afferrandola nel punto in cui è più adesa al piano cutaneo. Va quindi tolta facendo attenzione a tirare verso l'alto senza schiacciarla per evitare che "vomiti" il sangue già succhiato dentro il nostro corpo. Se, come capita spesso, dopo l'estrazione rimane il rostro nella pelle (cioè la parte con cui la zecca si attacca) questo va estratto aiutandosi con un ago sterile da siringa. Bisogna poi disinfettare la parte colpita, verificare lo stato di vaccinazione contro il tetano e annotare sul
calendario il giorno in cui è avvenuta l'estrazione.
E cosa non fare?
Contrariamente a quello che si consigliava una volta, la zecca non va uccisa con gocce di olio o con altre sostanze in quanto questa procedura provoca vomito e quindi reflusso di sangue dalla zecca dentro il nostro corpo.
La zecca non deve essere bruciata con sigarette, aghi arroventati ecc., né va tolta con le dita per il rischio di contagio per l'operatore. Solo una volta estratta la si deve bruciare prima di gettarla.
Quali gli errori da evitare?
Bisogna innanzi tutto considerare che perché la zecca trasmetta malattie deve a sua volta essere infetta, cosa che è tutt'altro che frequente, anche se la percentuale di zecche infette varia da regione a regione.
L'errore più grave è allora quello di iniziare una terapia antibiotica per prevenire un evento che raramente si verifica e che si ha tutto il tempo eventualmente di affrontare. Il risultato sarebbe peggiore del male perché un eventuale infezione si renderebbe più subdola e più difficile da riconoscere.
Inoltre va ricordato che l'uso non appropriato degli antibiotici genera resistenze ai germi che provocano le comuni malattie infettive.
È utile piuttosto saper cogliere i primi segni di malattia.
Cosa è la Malattia di Lyme?
È una malattia infettiva che si sviluppa in modo lento, nel corso di settimane, e quindi si ha la possibilità di intervenire per tempo senza che si propaghi fino a provocare danni a varie parti del corpo. Il segno iniziale che va riconosciuto è l'eritema. La zona cutanea colpita dalla zecca diventa progressivamente rossastra: è quello che viene definito eritema migrante in quanto caratteristicamente si allarga e prende la forma di un anello perché spesso si schiarisce al centro. L'unica cosa che quindi deve fare il genitore è controllare giornalmente, per 30-40 giorni, la pelle in cui si era attaccata la zecca. Se compare un qualsiasi eritema bisogna rivolgersi subito al medico, il quale potrà prescrivere le cure appropriate che consistono in antibiotici per almeno 3-4 settimane. Qualora nel periodo di osservazione dei primi 30-40 giorni fosse necessario praticare terapie antibiotiche per altri motivi, il genitore dovrà ricordare al proprio medico dell'avvenuta puntura di zecca, perché si possano nel caso usare gli antibiotici efficaci anche contro la Malattia di Lyme, somministrati nei tempi adeguati.
Se non riconosciuta e curata in tempo la Malattia di Lyme si può propagare anche ad altri organi quali cervello e nervi, occhi, cuore, articolazioni. In questo caso le terapie sono più impegnative e non sempre efficaci al 100%.
Come prevenire?
La cosa migliore è prevenire la puntura di zecca.
1. Indossare vestiti chiari rende più facilmente identificabili le zecche, che sono scure, per rimuoverle prima che si attacchino alla pelle
2. Usare vestiti con maniche lunghe e pantaloni dentro ai calzettoni o agli stivali
3. Non camminare dove l'erba è più alta e non sedersi sull'erba
4. Al ritorno da una gita in zone che potrebbero essere infestate da zecche lavare i vestiti ad alte temperature
5. Prima di fare la doccia o il bagno ispezionare tutto il corpo con l'aiuto di un'altra persona alla ricerca della zecca
Come si può immaginare, però, queste precauzioni sono difficilmente attuabili se il bambino si trova da solo al campeggio. Al fine di non terrorizzarlo e non trasformargli la vacanza in un inferno, sarebbe necessario istruire gli animatori del campeggio affinché a fine giornata aiutino i bambini a controllare le zone cutanee che più facilmente possono essere state attaccate dalla zecca (specialmente il capo fra i capelli ma anche braccia, gambe, addome o dorso).
Le sostanze repellenti da spruzzare sulla pelle possono essere efficaci, ma non sono indicate per i più piccoli e comunque non vanno lasciate al libero uso del bambino per i rischi di tossicità.

MUNIZIONI PIOMBO SI O NO Riscontri scientifici sulle conseguenze dell'uso di piombo nelle munizioni dimostrano che se eventualmente ingerito nel consumo di carne proveniente da cacciagione ha conseguenze irrilevanti sulla salute umana rispetto a quello assimilato attraverso acqua, cereali, latte ed altri alimenti abituali nella comune alimentazione.La necessità di ulteriori approfondimenti e di una corretta informazione sull'argomento è condivisa da ISPRA e dalle Associazioni Venatorie.Studi internazionali confermano come la presenza nel nostro ciclo alimentare di selvaggina cacciata con munizioni al piombo non modifica in alcun modo i livelli di rischio per la salute umana. L'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) da parte sua e con altri dati conferma la tesi del rischio per animali e uomo, ma chiede altri studi in merito.Sono questi due degli spunti più importanti emersi dal convegno di mercoledì 3 luglio svolto nella sede della Regione Emilia-Romagna, che patrocinava l'appuntamento, dal titolo "Il piombo nelle munizioni: nuove evidenze scientifiche per soluzioni sostenibili". L'organizzazione era a cura del CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) in collaborazione con Federcaccia e Arcicaccia, con lo scopo di arrivare ad un punto di incontro razionale e supportato da evidenze che ne certificassero la solidità.L'obiettivo non è stato completamente raggiunto, tuttavia si è fatto un grande passo avanti sulla strada del dialogo visto che ISPRA, che al momento raccomanda la sostituzione completa delle munizioni al piombo, con i dati discussi a Bologna avrà modo di approfondire altri aspetti della questione. Il mondo venatorio non può che esprimere soddisfazione per i risultati degli studi, che appaiono confortanti rispetto a un allarmismo a volte pretestuoso.Le Associazioni Venatorie infatti non sono certamente favorevoli ad una accelerazione nel divieto dell'utilizzo del piombo nelle munizioni da caccia se questo non si basa sulla certezza dei dati, ma su un eccesso di precauzione.Tuttavia, nell'attesa di conclusioni definitive da parte del mondo scientifico, non rifuggono dall'affrontare la questione, impegnandosi nella diffusione di una equilibrata informazione e soprattutto della promozione di un corretto approccio al trattamento dei capi di selvaggina che riduca significativamente eventuali rischi sia per la salute umana che per gli animali necrofagi. D'altronde lo studio degli svedesi Ulf Qvarfort (Swedish Defence Research Agency) e Christer Holmgren (Swedish Environmental Agency), dal titolo "Il piombo nella selvaggina - Studio sulla bioaccessibilità dei frammenti di piombo metallico" ha dimostrato come non ci siano rischi per l'uomo dall'inserimento di selvaggina nella catena alimentare.Questa è stata sicuramente la conclusione della relazione, presentata dal dott. Mario Ge Segretario Generale AFEMS (Associazione europea dei produttori di armi e munizioni sportive), la più originale dell'appuntamento bolognese, dalla quale è nato un dibattito dalle molteplici implicazioni. L'incontro era stato aperto dai saluti dell'avv. Giovanni Ghini, presidente del CNCN, e dal saluto del Consigliere Regionale Tiziano Alessandrini in sostituzione dell'assessore Tiberio Rabboni assente per impegni istituzionali.La dott.ssa Maria Luisa Bargossi, Responsabile Servizio Territorio Rurale e attività faunistico-venatorie della Regione Emilia Romagna, ha fatto da moderatrice del convegno, introducendo poi le relazioni dei professori Angelo Moretto (Università degli studi di Milano) e Piermannuccio Mannucci (Direttore Scientifico, Fondazione IRCCS Ca' Granda, Ospedale Maggiore Policlinico Milano) dal titolo "Piombo nella carne di cacciagione e implicazioni per la salute dell'uomo".Il dott. Silvano Toso ha presentato le iniziative dell'ISPRA in merito alla problematica del piombo nelle munizioni da caccia, come sopra accennato, mentre "Il Piombo: quale la reale dimensione del problema per l'uomo?" è il titolo dell'intervento del medico-cacciatore il prof. Giorgio Bandiani, Consigliere Delegato URCA già Primario Divisione di Nefrologia e Dialisi Ospedale Civile di La Spezia. Infine il dott. Heinrich Aukenthaler, Direttore dell'Associazione Cacciatori Alto Adige - Sez. Provinciale FIdC Bolzano, ha parlato degli "Aspetti igienico sanitari del trattamento della spoglia: dal recupero del capo nel rispetto delle altre specie alla preparazione delle carni per il consumo umano".Al termine dei lavori, seguiti con molto interesse dal folto pubblico in sala e da quello di gran lunga maggiore che ha approfittato del collegamento streaming dal sito della Regione Emilia Romagna, non sono mancati alcuni contributi al dibattito da parte dei presenti. Ad aprire il giro di interventi, in rappresentanza dell'Arcicaccia, Silvia Pagliarini, giovane e preparata studentessa di veterinaria a Camerino, che ha riassunto il personale confronto svolto su numerosi studi di primari Istituti ed Enti americani ed Europei ribadendo come la mancanza di conclusioni condivise ed univoche debba portare ad un ulteriore approfondimento della questione.Sulla salubrità delle carni portate sulle nostre tavole - ha poi sottolineato - il ruolo del cacciatore assume un ruolo fondamentale.L'avv. Giovanni Bana, Vice Presidente FACE Europa ha posto l'accento sull'importanza di una comunicazione corretta sul tema piombo, che non parta da posizioni preconcette ma si svolga su basi scientifiche.Presente anche Antonio Morabito, responsabile nazionale fauna di Legambiente, che ha espresso la sua soddisfazione per le interessanti e stimolanti relazioni proposte, dicendosi disponibile ad affrontare insieme l'argomento piombo.Fra gli interventi anche quello del dott. Alessandro Andreotti dell'Ispra, che pur ribadendo la posizione dell'Istituto in merito ai rischi legati al piombo si è detto disponibile ad ulteriori approfondimenti.Infine, il presidente nazionale FIdC Gian Luca Dall'Olio ricordando a sua volta come su questo tema siano necessarie ulteriori verifiche attraverso la scienza, ha sottolineato come prima di discutere su "piombo sì, piombo no", sia utile e necessario far comprendere e trasmettere, e in questo il ruolo delle AAVV e l'assunzione di responsabilità dei cacciatori è fondamentale, come trattare correttamente le spoglie dei selvatici abbattuti, così da limitare o addirittura azzerare qualsiasi eventuale rischio per l'uomo o per gli altri selvatici, anche partendo da un aspetto spesso trascurato, specie in alcune forme di prelievo, che è il recupero dei capi feriti.Abbiamo lavorato molto per portare a questo convegno degli spunti di riflessione importanti - ha commentato il presidente del CNCN, avv. Giovanni B. Ghini -, e crediamo di esserci riusciti. Gli studi dei due ricercatori svedesi così come quelli dei professori Moretto e Mannucci evidenziano chiaramente come abbia scarse basi scientifiche la posizione, tenuta anche dall'ISPRA, di chi individua nel piombo delle munizioni da caccia enormi rischi per la salute umana.Inoltre è opportuno evitare in futuro qualsiasi posizione preconcetta anche nella comunicazione e nell'uso del linguaggio: ad esempio parlare di munizioni "no toxic" genera automaticamente l'idea, sbagliata, che il munizionamento tradizionale sia tossico. Crediamo fortemente che sia bene tenere presente tutto quanto emerso dagli studi seriamente effettuati sull'argomento, collaborando in modo costruttivo per arrivare a conclusioni condivise da tutto il mondo scientifico. Se si procederà in questo modo - ha concluso Ghini - molto probabilmente avremo decisioni meno radicali a livello centrale e, di conseguenza, più serenità da parte delle istituzioni locali nel componimento dei calendari venatori regionali.



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