Caccia ad Auronzo nelle Dolmiti


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shot out

racconti di caccia

era più difficile mancarlo che prenderlo..
gioia e la soddisfazione che si prova nel prendere una preda è grande, ma è ugualmente grande la rabbia e la disperazione (almeno per me) quando la sbagli. E' quello che mi è successo pochi giorni fa, "mercoledì 29/10/2003", nella bacheca mancavano solamente due capi, poi la caccia al cervo si sarebbe chiusa. La giornata era ideale, poca neve sui prati, nuvoloso più probabilità di poter vedere l'animale al pascolo. Al mattino non ero potuto andare per motivi di lavoro, avevo così deciso di uscire al pomeriggio, dopo la consueta passeggiata con il mio cane ero pronto per andare ma, un imprevisto mi tenne in ufficio fino alle 16.00 non rimaneva molto tempo, già con l'ora solare veniva buio poco dopo le 17.30 e dovevo ancora andare in baita e cambiarmi mentre ricominciò a nevicare. Feci tutto in fretta alle 16.15 ero già in macchina che andavo verso "Federavecchia", pensavo di salire lungo la strada che porta a "Maraia" ma già sulla nazionale la neve attaccava sull'asfalto, così rinunciai e continuai a salire pensando così di andare sui prati dietro l'Albergo Cristallo, ma fu proprio mentre salivo che vidi in un prato poco distante dalla strada, dietro ad una fila di alberi, una femmina di cervo con il vitello e appena nascosto anche un maschio. Non mi fermai per controllare meglio, per non disturbarli mentre già mi aumentava il battito. Continuai fino all'Albergo mi girai poi scesi andando a parcheggiare 200 mt. più sotto. Entrai subito nel bosco e con passo svelto ma attento a non fare troppo rumore mi stavo avvicinando, dovevo fare tutto in fretta, non sarebbe certo rimasto ad aspettarmi inoltre, avevo appena superato altri due soci che continuamente pattugliano la strada e non avrebbero esitato a sparare se lo vedevano, anche perché il cervo era a circa 150 mt. dal bordo stradale. Giunsi in fretta e col fiatone vicino al limite del bosco, attraverso i rami degli alberi lo vedevo proprio in fondo al prato e già a testa alta che guardava verso di me, mi aveva sentito, ma per poter sparare dovevo fare ancora pochi metri, avevo troppi rami davanti. Mi trovai però a dover scendere una piccola scarpata per poi superare un rivolo d'acqua e sarei uscito dalla vegetazione, il mio timore era di scivolare sulle foglie sotto la neve e di far rumore. Mi sorpresi del fatto che l'animale continuava a guardarmi senza fuggire, cosa che succede la maggior parte delle volte, rimanendo piegato appoggiai lo zaino lentamente e misi sopra il fucile, guardo nel cannocchiale, vedo solamente la testa, ero troppo basso avrei dovuto trovare un appoggio più alto, ecco che anche la femmina ed il piccolo si sono accorti, dopotutto ero a circa 80/90 mt. da adesso tutto succede in pochi secondi; non dovevo più muovermi, non potevo permettermi di avanzare di più per trovare un appoggio, c' era un faggio vicino dai rami bassi che sarebbe stato l'ideale, il bastone non l'avevo, del resto l'uso pochissimo, mentre il cervo dava segni di inquietudine, il timore di non fare in tempo, il battito che era aumentato ancor di più e una certa emozione che credo sia normale a tutti, fatto sta che quando il cervo fece due passi per entrare nel fitto lo avevo di fronte e sparai a braccio sciolto, lo avevo fatto tante altre volte, con lo stesso fucile nel 2000 presi un 10 punte ben più distante, lo scorso anno uno a sei punte come questo, sempre a braccio sciolto, gli amici sanno che non sparo male in questa maniera, ma sicuramente quel cervo ora la penserà diversamente, e forse anch'io.
Ancora adesso e chissà per quanto, ripenso a come ho potuto sbagliarlo, ero stato fortunato per varie coincidenze a trovarmi di fronte a lui, era stato tutto così facile, fortuna a vederlo così vicino dopo pochi minuti che ero uscito di casa, ero anche riuscito ad andare a tiro cosa che non facile quando un cervo si accorge di te, non era destino che lo prendessi con tale facilità. Dopo aver ripensato spesso a quella situazione mi è sorto il dubbio che non abbia il proiettile, preso un ramo che era davanti a me, deviandolo. Così il lunedì successivo, salii sul posto dove avevo sparato, in effetti da dove mi trovavo c'erano parecchi rami del faggio oramai privi di foglie subito davanti, e uno di questi sembrava rotto di recente, non posso esserne certo di averlo preso quel giorno, ma è probabile che nel cannocchiale non lo vedevo mentre data la vicinanza poteva trovarsi sulla linea della canna, forse, chissà, non cambia niente ugualmente. Per tutte le male lingue, non ero a Stabiziane.
Massimo Vecellio



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